Benvenuta a casa, Sole.

Ti abbiamo incontrata per la prima volta all’interno di uno di quei luoghi dal mondo celati e dimenticati.
Quando abbiamo saputo che avevi vissuto per il tuo anno e mezzo di vita chiusa in un minuscolo box in cemento, al buio, nel tuo piscio e nelle tue feci, senza poter vedere mai la luce del sole, senza calpestare l’erba, senza fare i bagni di terra e fango, senza muovere le zampe, quando abbiamo capito che sei cieca a causa di tutto questo, abbiamo deciso di chiamarti Sole.
Tu vivrai. Ti bagnerà la pioggia, ti scalderà la luce. Osserverai come le stagioni cambiano, e muterai con esse.

Sole, tu vivrai per sempre. Quando ti incontriamo, incontriamo tutte le schiave prigioniere oppresse. Quelle che nascono già recluse. Quelle che vengono nutrite con scarti di pane talmente ammuffito che è blu, quelle che hanno la pelle bruciata dalle feci di gallina – le uniche compagne di detenzione. Quelle terrorizzate da ogni suono umano, quelle che non pensavamo si sarebbero fidate mai.

Sole, questo è solo l’inizio.
per te e per tutte le altre.

Sole è arrivata ad Ippoasi durante l’estate del 2020, all’età di un anno e mezzo. Viveva prigioniera in una stalla abusiva di un maneggio in disuso, totalmente sola e al buio.

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