Questa foto ritrae Macchia insieme con suo figlio Ercolino e risale ormai a diversi anni fa. Mentre la cercavamo tra le centinaia di scatti abbiamo riflettuto sulla quantità incredibile di incontri e di legami che si sono intrecciati intensamente in questi anni.

Macchia non c’è più. Ha lasciato questo mondo, noi, suo figlio e tutto il suo branco. Macchia aveva presumibilmente circa 20 anni, non ne siamo certe perché non conosciamo precisamente la sua data di nascita. È la terza mucca, dopo Luna e Terra, che salutiamo.
Macchia era incredibilmente provata dal tempo e dall’utilizzo al quale in passato è stato sottoposto il suo corpo. Già da quando è arrivata per la prima volta al rifugio Macchia aveva mammelle malate, a causa della mungitura continua per rubarle il latte. Latte destinato ai suoi figli, che però non ha avuto mai l’opportunità di crescere. Nessuno, eccetto Ercolino. Un mastodontico bue che fino alla fine le è stato accanto. Anche oggi che è grande e grosso, Ercolino è il bambino di Macchia.

Entrambi sono stati salvati dalla macellazione per il rotto della cuffia e sono arrivati ad Ippoasi nel 2013. Prima di essere destinati a morte certa vivevano in una piccola comunità montana dove Macchia veniva munta a mano, alla faccia del “latte felice” e del riduzionismo che a quanto pare tanto piace.
Da qualche giorno Macchia non riusciva più a rimettersi in piedi, nemmeno se aiutata da noi con la struttura e viveva quindi in un recinto separato, dove potevamo tenerla monitorata, accudirla e farla stare tranquilla. In questi giorni l’abbiamo viziata con qualche succosa verdura, l’abbiamo abbracciata, l’abbiamo baciata, le abbiamo sussurrato i nostri pensieri all’orecchio, perché sentivamo che il momento di salutarci si stava avvicinando. Le abbiamo ricordato tutto il nostro amore, anche se non ce n’è bisogno, perché lei -loro – lo sanno.

Qualche notte fa, mentre facevamo un giro di controllo alla rete, l’abbiamo sorpresa mentre ruminava sotto la luce della luna. Nel suo sguardo beato c’era tutta la serenità di un individuo libero, consapevole e in pace.

Il giorno in cui Macchia è morta, avevamo fatto entrare Ercolino nel recinto con lei. Hanno trascorso tutta la mattina insieme, poi Ercolino è uscito e si è ricongiunto al branco. Non potevamo immaginarlo, ma poche ore dopo Macchia se n’è andata, nel sonno. L’abbiamo trovata rannicchiata al sole, sotto agli alberi, proprio come quando dormiva. Macchia ci ha insegnato tanto. Alcune di noi, dopo aver conosciuto lei e la sua storia, sono diventate vegane e antispeciste e hanno cominciato un percorso che non si sta ancora fermando, ma cresce e continua qui, al rifugio. Macchia ha baciato, commosso, incontrato, toccato, sfiorato migliaia di persone umane e non, con la sua gentilezza, la sua pacatezza, il suo sguardo mite. Sarebbe inutile elencare i ricordi insieme, perché sono troppi, e sono troppo potenti. Li custodiremo nel nostro cuore e forse tra qualche tempo saremo capaci di raccontarceli, di sorriderci su, di gioire per il nostro tempo assieme.

E mentre oggi ci chiedevamo se fosse più giusto essere felici e sollevati per lei o tristi e sconsolate per noi ed Ercolino, il mondo là fuori ha squarciato i nostri pensieri, con le solite prassi sanitarie da rispettare. Per il mondo là fuori Macchia è ancora un corpo che non conta, una carcassa come un’altra da smaltire, un pezzo di carne, un distributore di latte che non funziona più.

Per noi sei e resterai sempre tu, la nostra unica e insostituibile mamma. Addio.

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